Riflessione: Mercato vs. Educazione
Potremmo domandarci quanto - e fino a che punto - la dimensione imprenditoriale di questo modello scolastico sia conciliabile con quella educativa. Mi chiedo: "Come riescono a coltivare, tra le varie colture, anche competenze, talenti e ambizioni senza far prevalere gli interessi economici su quelli educativi? Quanto riesce la scuola-impresa ad adeguarsi a chi studia, e non il contrario?"
La risposta della scuola, trovata tra le varie fonti, è molto interessante. Non si nega la tensione tra mercato ed educazione, anzi, questa viene vista come un importante elemento pedagogico. La scuola afferma che il mercato è un ottimo maestro e un “onesto correttore del curricolo”. In che senso?
I problemi implicano perdite di soldi, un feedback molto più potente di un brutto voto. Non ci si può adagiare sull'inefficienza, bisogna affrontarla, combatterla. Questo significa ripensare, riprogettare, uscire dai confini e dalla prassi consolidata. Si attivano così processi retroattivi, che partono dalla domanda “perché non funziona” e arrivano a cercare soluzioni nuove, che funzionino. Challenge based learning alla massima potenza.
C'è un altro fattore, poi, che è impossibile tralasciare: questo modello educativo è pensato per molti, ma non per tutti. Certe esigenze educative non troverebbero ascolto in un progetto così orientato anche all'esterno, al mercato. Per questo, la scuola compie una attenta selezione di studenti e studentesse.
Chi è il candidato/la candidata ideale? Deve essere un giovane rurale, proveniente da famiglie svantaggiate, con forte interesse nei settori dell'agricoltura, dell'allevamento e del turismo; deve essere in buona salute e avere accesso a una piccola proprietà familiare con strutture agricole minime dove sia possibile mettere in pratica quanto appreso.
E non solo: la scuola svolge anche colloqui preliminari con i genitori e chiede a futuri studenti e studentesse di superare un test d'ammissione (su matematica, lingua, scienze e studi sociali). Per chi lo supera, è previsto poi un periodo di prova sul campo (stage di 3 settimane) che va completato con successo.
Emerge nettamente una forte selezione, che da un lato limita l'inclusione, ma dall'altro garantisce la buona riuscita del progetto. Anche in questo caso, prima di sentire bloccarsi la digestione, usciamo dall'idealismo e ragioniamo in termini concreti: un approccio come questo non è forse inevitabile?
Questo modello educativo - come tanti altri - ha peculiarità e focus specifici: proprio per questa ragione, è giusto che intercetti le persone giuste, in grado di rispondere adeguatamente all'innovazione proposta. Chi decide di studiare alla EASF - scuola superiore - deve avere le idee già molto chiare.